Bene, dopo avere esaminato i finali elementari possiamo occuparci adesso di aperture. Quante volte ci siamo chiesti, serve studiare le aperture?, serve si , eccome se serve. E' un problema serio però, se osserviamo la didattica scacchistica ci accorgiamo che sulle aperture ci sono si un sacco di libri, ma sono rarissimi quelli che spiegano le idee le strategie alla base di ogni apertura, parlano tutti di varianti su varianti, e quindi, noi che abbiamo un tempo limitato da dedicare allo studio riteniamo impossibile memorizzare tutte le varianti, e spesso finiamo per disinteressarci delle aperture e andiamo avanti studiando finali, mediogioco e quantaltro, conseguenza? studiamo senza metodo.
Non serve tra l'altro memorizzare un'infinità di mosse; lo ribadisco, serve anzitutto conoscere le idee; le strutture pedonali tipiche della siciliana o della Grunfeld, il tipo di mediogioco che incontreremo all'uscita delle aperture che inseriremo nel nostro repertorio. Certo per questo ci vuole tempo, è necessario cominciare a conoscere le leggi che motivano le idee di ogni apertura. Sono due i principi che regolano la lotta in apertura: 1. ( rapido sviluppo dei pezzi) 2.( occupazione del centro con i pedoni o controllo con i pezzi leggeri.), ne consegue che le nostre prime mosse saranno mirate al raggiungimento di questi obbiettivi. Conviene aprire con i pedoni della colonna
e o della colonna
d, sviluppare i Cavalli prima degli Alfieri. Questi ultimi possono controllare buona parte della scacchiera dalla posizione iniziale mentre i Cavalli sono inattivi, non muovere lo stesso pezzo ne lo stesso pedone in fase d'apertura fatto salvo alcuni casi eccezionali, non muovere prematuramente la Regina. Di norma, dopo aver collocato i cavalli e gli Alfieri si procede con l'arrocco, si sviluppano le Torri e infine la Regina. E' fondamentale mentre sviluppiamo i pezzi collocarli in maniera che interagiscano tra di loro, questo è categorico, l'ordine di uscita dei pezzi può cambiare, dipende dalle risposte che avremo dal nostro avversario, ma i pezzi devono essere disposti in modo che formino un insieme organico. Passiamo adesso ad un rapido esempio di cattivo sviluppo.